700 luoghi speciali in 360 città

Giornate FAI d'Autunno 2024 a Vicenza e in provincia: scopri i 5 luoghi (di solito) inaccessibili

Sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024, l’occasione per riscoprire il patrimonio culturale e paesaggistico nascosto del territorio vicentino

Giornate FAI d'Autunno 2024 a Vicenza e in provincia: scopri i 5 luoghi (di solito) inaccessibili
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Anche quest’anno le Giornate FAI d’Autunno tornano nella provincia di Vicenza, offrendo ai cittadini e ai visitatori la possibilità di esplorare alcuni dei luoghi più affascinanti e spesso sconosciuti della città. Organizzate dal Fondo Ambiente Italiano (FAI), queste giornate celebrano la ricchezza del nostro patrimonio, aprendo le porte di edifici storici e siti di interesse normalmente chiusi al pubblico. Tra sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024, Vicenza si unisce a più di 360 città italiane in una grande festa della cultura e del paesaggio.

Giornate FAI d'Autunno 2024

L’edizione 2024 promette di svelare autentici tesori nascosti, grazie all’impegno dei volontari del FAI e alla partecipazione degli "Apprendisti Ciceroni", giovani guide che con entusiasmo racconteranno la storia e le curiosità legate ai luoghi visitati. Tra gli edifici che sarà possibile scoprire ci sono palazzi privati e giardini storici che, solitamente, non sono accessibili al pubblico.

Il programma delle aperture, già online dal 3 ottobre, rappresenta un’opportunità per conoscere meglio il patrimonio culturale locale, fatto non solo di monumenti noti, ma anche di edifici minori che custodiscono storie di grande valore. Durante le visite, sarà possibile sostenere il FAI con una donazione, contribuendo alla sua missione di tutela e valorizzazione del patrimonio italiano.

Le Giornate FAI d’Autunno non sono solo un’occasione per ammirare la bellezza dei luoghi, ma rappresentano anche un segnale di partecipazione civica e di condivisione. Come ha sottolineato il presidente del FAI, Marco Magnifico:

"La varietà e la sorpresa delle aperture rappresentano il cuore di questo evento, un gesto di fratellanza civile che unisce volontari e cittadini attorno alla cura del nostro patrimonio comune".

Tesori inaccessibili in provincia di Vicenza

Tra le visite esclusive nelle Giornate di Primavera FAI a Vicenza si trovano:

IL COMPLESSO SANTA CROCE, A BASSANO DEL GRAPPA

Il complesso Santa Croce a Campese

"Dove la Brenta esce dai monti e si avvia a divagare nella pianura e per l'ultima volta un arco di monti stringe il fiume, là è la terra di Campese, segnata ancora dal suo grande bosco che cresce sulla costa della montagna fino a culminare nelle praterie battute dal vento del monte Caina" (Angelo Chemin, Campese) Il nome Campese deriva dalla radice latina CAMP, ma nel 1800 si pensò che derivasse dal cimbro KAN WISEN cioè campi a prato.

Monumento Nazionale, il Complesso della Santa Croce di Campese, a Bassano del Grappa, festeggia quest'anno i 900 anni dalla sua fondazione. E' infatti nell'anno 1124 che, a Vicenza, si rendono ufficiali i primi atti indispensabili per la fondazione dell'abbazia. Il complesso è formato da un monastero e dalla chiesa con campanile. Il suo fondatore fu Ponzio di Melgueil, ex abate di Cluny. Il monastero rimase in attività, cioè con la presenza di monaci, fino alla fine del XVI secolo. La prima 'disposizione' del complesso di Santa Croce era a forma quadrata. A seguire, numerose furono le variazioni subite dal monastero, ma senza perdere lo spirito della sua anima: l'accoglienza.

Nel medioevo la figura che noi oggi chiamiamo 'architetto' normalmente non figurava. Solitamente era una 'loggia', cioè un consorzio di 'maestri' costruttori e le regole di progettazione e costruzione venivano tenute segrete e trasmesse solo oralmente dal maestro al discepolo. In questo caso siamo di fronte ad una comunità proveniente dal grandioso monastero di Cluny, il che suggerisce la probabile edificazione del sito a opera dei celebri maestri costruttori francesi. Il monastero, abitato da monaci cistercensi, rimase in attività fino alla fine del XVI secolo e fu successivamente soppresso in epoca napoleonica. Intorno alla rigida regola dell'Ordine ruotava tutta la vita di questo luogo, dedito all'accoglienza dei pellegrini e dei viandanti. Visiteremo la splendida chiesa dove nel 1726 fu fatta costruire, a nord, una seconda porta di ingresso ad uso esclusivo degli uomini... per non mischiarsi alle donne. Inoltre, il professor Angelo Chemin, storico medievalista, intratterrà il pubblico con un'esibizione musicale all'organo.

Il percorso di visita parte dalla sala dell'accoglienza, dove i visitatori saranno ospitati come i pellegrini o i viandanti che una volta sostavano nel monastero lungo il loro cammino. E' ancora oggi l'accoglienza uno dei principali motivi per cui il monastero è aperto. Si vedranno, dunrante la visita, non solo la chiesa dotata di un antico Battistero, l'organo e la preziosa tomba di Teofilo Folengo (Merlin Cocai). Ma per la prima volta sarà aperto al pubblico l'archivio parrocchiale e saranno visibili, solo in questi giorni, un Messale del '700, un Martirologio romano stampato dai Remondini e alcuni manoscritti canonici. Proseguendo nel cammino avremo modo di vedere una Meridiana del '600 , non le solite meridiane, ma a 'ore italiche'. Il pubblico avrà, infine, la possibilità di visitare il "brolo", o "giardino dei semplici", che regalerà spunti per riflettere sui temi della biodiversità, in linea con la campagna di sensibilizzazione #FaiBiodiversità. E' con la frutta raccolta in questo luogo che vengono fatte le buonissime marmellate del monastero.

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VILLA FORNI CERATO, A MONTECCHIO PRECALCINO

Villa Forni Cerato

Il territorio di Montecchio Precalcino deve la sua fortuna alla vicinanza con il fiume Astico, che da un lato forniva ghiaie utili alla produzione della calce, dall'altro veniva sfruttato per il trasporto del legname. Villa Forni Cerato, una delle ville progettate da Andrea Palladio e inserite nel sito UNESCO "La città di Vicenza e le ville di Palladio nel Veneto", si trova non a caso in questo territorio: la famiglia che commissionò la villa era infatti dedita al commercio di legname.

Girolamo Forni, il committente di Villa Forni Cerato, non era solo il principale fornitore di legname di Palladio, ma era anche pittore dilettante, collezionista d'arte e Accademico Olimpico, come testimonia la sua statua presente all'interno del Teatro Olimpico di Vicenza.

Villa Forni Cerato è stata oggetto di recentissimi lavori di restauro che hanno permesso di eliminare le superfetazioni e rendere nuovamente leggibile il disegno architettonico palladiano. La dimensione contenuta e l'assenza di affreschi o dipinti murali (tranne nella Loggia), ci permettono di apprezzare i dettagli scoprendo a fondo gli stilemi della villa palladiana.

Durante la visita ci si potrà immergere nel mondo di proporzioni e rapporti numerici che costituiva e costituisce tutt'oggi la progettazione architettonica. Sarà possibile vedere da vicino i materiali e le finiture studiati dall'ingegno di Andrea Palladio e di Alessandro Vittoria. Ma soprattutto, i visitatori avranno l'occasione di toccare con mano il mondo complesso, affascinante e paziente del restauro conservativo. Un restauro che vuole essere, nelle parole delle Proprietà, "esemplare, timido, partecipativo e perenne", rinunciando perciò consapevolmente ad ogni prospettiva di rifunzionalizzazione.

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PALAZZI GUALDO, A VICENZA

L'interno dei Palazzi Gualdo

Il Palazzo Gualdo, o meglio i Palazzi Gualdo, si trovano dove anticamente sorgeva il teatro romano di Vicenza, nel quartiere allora periferico di Berga, e affacciano sull'omonima piazzetta. Distano poche centinaia di metri dal cuore della città, la Piazza dei Signori: attraversando a piedi piazza delle Erbe e godendo della vista di Ponte San Michele da Ponte San Paolo, con una piacevole camminata è possibile raggiungere la tranquilla piazzetta ove è ubicato il complesso.

La stratificazione degli edifici, a partire dal Teatro Berga di epoca romana, attraverso le costruzioni gotiche e infine giungendo agli interventi dell''800, si lega alla nobile famiglia Gualdo, che si stabilì nella "piazzolla" a partire dal 1453. Primo settore del complesso è quello sinistro, mentre il destro fu costruito nel 1873 da Riccardo Gualdo, che completò un progetto previsto fin dall'inizio. Nel 1950 l'avv. Gaetano Zilio Grandi, Presidente dell'Ordine degli avvocati vicentini dal 1945, legò all'Ordine il Palazzo, già dimora della famiglia Gualdo, estintasi con la morte della consorte Bianca Gualdo. Infine, nel 1994 si conclusero gli imponenti lavori di completo restauro del palazzo, grazie alla tenacia dell'allora Consiglio dell'Ordine e del suo Presidente avv. Gianfranco Rigon.

I Palazzi Gualdo si presentano con un'elegante facciata decorata con un caratteristico basamento a bugne a "favo d'ape", lungo tutto il complesso, che unifica i due palazzi Gualdo anche per mezzo della grossa catena a toro scolpita al di sopra del bugnato. Man mano che si procede all'interno, dopo aver varcato un piccolo cortile con elementi quattrocenteschi, si scopre il prezioso edificio che conserva strutture e decori di epoche diverse, in parte superstiti da fabbriche precedenti di età romana. Ciò che colpisce è la ricchezza di affreschi, marmi, stucchi e arredi di rilievo: un cenno particolare merita il Salone degli Imperatori (denominato anche di Carlo V), che assume la sistemazione attuale verso la fine del '500, alle cui pareti, entro nicchie aperte, si trovano statue di eroi del mito greco, imperatori romani, cavalieri medioevali e sovrani orientali e su una parete del quale spicca un maestoso camino di pietra. Non meno imponente è la Sala dello Zodiaco, che unisce figure mitologiche e segni zodiacali a scene di vita reale; curiosa è la Sala da Gioco settecentesca; un gioiello la Sala dei Camei con i suoi eleganti monocromi con ornamenti vegetali e floreali.

Le Giornate FAI d'Autunno ancora una volta offrono l'opportunità di esplorare un prestigioso palazzo vicentino. Solitamente non aperto al pubblico in quanto sede dell'Ordine degli Avvocati, eccezionalmente, in questa occasione, la proprietà concede al FAI di mostrare e raccontare ambienti di una ricchezza straordinaria, consentendo di scoprire un altro angolo prezioso della città di Vicenza. E allora attraverseremo saloni immensi ricchi di affreschi, dipinti, fregi, stucchi, ammireremo un camino di pietra di una imponenza eccezionale, ascolteremo tante curiosità legate alla storia del Palazzo, anzi, dei Palazzi, e della famiglia che lo ha fatto edificare alla fine del Quattrocento e che lo ha abitato fino ai giorni nostri.

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VILLA NIEVO BONIN LONGARE, A MONTECCHIO PRECALCINO

Villa Nievo Bonin Longare

Il territorio di Montecchio Precalcino vede attestata la solida presenza della famiglia Nievo già nel XIII secolo. Una mappa del 1657 documenta che i Nievo possedevano, nel luogo dell'attuale villa, una casa padronale con una cappella, una colombara una barchessa e altri rustici.

Dopo rielaborazioni in direzione neoclassica, fu la contessa Maria Nievo, nel 1880, a stravolgere il volto della sulla villa di famiglia, facendone uno dei più interessanti esempi di architettura neogotica del Veneto. Descrivendola nel 1882, Almerico da Schio la elogia come "un gioiello d'arte e di storia" in cui "il leggiadro ed il grave, il sobrio e l'esuberante, il gaio e il severo si alternano giudiziosamente nelle varie stanze, da ricevimento, da libreria, da pranzo, da letto, nei salotti, nelle logge a vetri, vere serre da inverno".

In effetti il progetto, affidato all'architetto milanese Michele Cariati, doveva apparire ai visitatori dell'epoca - ma anche a noi, oggi - straordinariamente moderno e suggestivo, nel suo utilizzo di elementi medievaleggianti come l'arco a sesto acuto, i merli dei castelli e, all'interno, le pitture a colori vivi. La villa è collocata su un'altura e al di sotto si estende l'ampio parco di gusto romantico, che può essere in larga parte abbracciato con lo sguardo dalla terrazza rivolta a sud.

Durante le Giornate FAI di Autunno potrete scoprire gli ambienti interni e gli esterni della Villa. Verrete condotti alla lettura degli stilemi tipici del negotico e a decifrare la simbologia e i riferimenti presenti, come ad esempio la scritta in latino che corre lungo tutto l'edificio principale.

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IL SEMINARIO VESCOVILE DI VICENZA

Il Seminario Vescovile di Vicenza

Il Seminario vescovile di Vicenza si erge subito fuori le mura cittadine, nell'attuale Borgo di Santa Lucia, davanti all'omonima chiesa. L'ingresso laterale, che consente alle auto di accedere ad un ampio parcheggio, si trova quasi di fronte all'Ospedale Civile e ad un'entrata secondaria di Parco Querini. Si tratta di un enorme complesso costituito dai Seminario maggiore e Seminario minore, da un chiostro militaresco, da una chiesa, un museo naturalistico e una preziosa biblioteca.

Quando il primitivo Seminario vicentino di Contrà San Francesco venne ritenuto insufficiente, il vescovo Cappellari decise il suo trasferimento presso il borgo Santa Lucia, di fronte alla chiesa omonima. Presentato nel 1842 il progetto di Francesco Lazzari, i lavori si conclusero nel 1854, dopo i rallentamenti subiti nel 1848 per le vicende della Prima Guerra d'Indipendenza e nel 1849 a causa del colera. La costruzione non fu subito adibita alla funzione per cui era sorta e, fino al 1863, fu utilizzata come caserma dalle truppe austriache, così come durante le due guerre mondiali. Negli anni Cinquanta del ‘900, data l'esigenza di nuovi spazi, venne costruito il seminario minore, voluto dal vescovo Zinato. Ora questo edificio è utilizzato dall'ospedale cittadino.

Il complesso colpisce per la sua imponenza e per un rigore che richiama i castelli della Mitteleuropa. Si presenta con una planimetria in rigoroso stile militaresco a castrum latino, rivelando la volontà di attribuire valore simbolico agli spazi: così, al centro di rette perpendicolari, vengono progettati i locali di prestigio. Il tetto, in tegola lignea, richiama per pendenza e per materiale l'architettura asburgica, così come le due torrette cilindriche esterne. La chiesa annessa doveva rispondere alle esigenze della comunità, ma al contempo, nel primo trentennio del ‘900, essere espressione del gusto e della perizia di un artista caro al vescovo Rodolfi, ossia Tito Chini, il decoratore dell'Ossario del Pasubio. Presso il seminario si trova una preziosa biblioteca che, oltre ad un notevole patrimonio librario, conserva anche diversi archivi personali nonché gli archivi della cattedrale, diversi codici manoscritti, un incunabolo, circa novanta cinquecentine e duemilacinquecento volumi. Oggi il suo patrimonio ammonta a più di 200.000 volumi e opuscoli. Non mancano poi i refettori, uno per gli studenti dalla primaria al Liceo e uno per gli studenti che proseguivano gli studi in teologia.

L'apertura nelle Giornate FAI consente di visitare un complesso in parte familiare ai Vicentini, ma visto sempre dall'esterno con una certa curiosità, perché sconosciuto ai più, e con un po' di inquietudine, per le sue dimensioni. Vi sono passate migliaia di giovani e tanti sono gli aneddoti gustosi e i racconti interessanti che si legano a questo edificio, che nasconde angoli curiosi dal punto di vista architettonico. La visita consente di scoprire un mondo molto legato alla storia della nostra città.

PER INFO E DETTAGLI

Per prendere visione dell'intera lista di proposte a Vicenza, il sito ufficiale del FAI ha un'area appositamente dedicata alle Giornate d'Autunno: sarà sufficiente inserire il nome della propria provincia o regione in un maschera dedicata e compariranno tutte le opzioni sul territorio.

Ricerca eventi delle Giornate FAI d'Autunno 2024

Sempre sul sito ufficiale del FAI è possibile trovare la lista completa delle aperture speciali.

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