Aviaria, il video shock dei polli uccisi col gas
I polli vengono scaricati all’interno di container di almeno due metri di altezza, i quali vengono riempiti di animali fin quasi all'orlo.
Le immagini filmate pochi giorni fa da "Essere Animali" mostrano l’uccisione di migliaia di polli in un allevamento in cui è stato registrato un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità sottotipo H5N1.
Aviaria, il video shock dei polli uccisi col gas
L’allevamento è situato in provincia di Vicenza ed ha una capienza di 300.000 animali. Come mostra il video diffuso dall’organizzazione, i polli vengono scaricati all’interno di container di almeno due metri di altezza, i quali vengono riempiti di animali fin quasi all'orlo.
Inevitabilmente, i polli nello strato più basso sono schiacciati dai polli sovrastanti, in una condizione di sovraffollamento e almeno parziale schiacciamento che si protrae per circa 30 minuti, prima che le operazioni di carico, copertura e riempimento con gas del contenitore siano terminate. La morte di questi animali è sicuramente preceduta da lunghi minuti di paura e stress.
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Allevati in spazi ristretti
Inoltre, durante questa procedura, alcuni polli cadono dalla pala e vengono letteralmente lanciati all’interno del container, con un concreto rischio di ferite fisiche in seguito all'urto contro le barriere del contenitore. Questo prolunga ulteriormente l’agonia di questi animali.
“Diffondiamo queste immagini perché riteniamo sia necessaria una riflessione sul nostro sistema alimentare, basato sull’eccessivo consumo e produzione di carne, reso possibile solo allevando gli animali in modo intensivo. Questi luoghi sono amplificatori di virus e fin quando gli animali verranno allevati a migliaia in spazi ristretti, le epidemie di influenza aviaria continueranno a ripresentarsi con frequenza e con effetti devastanti. Stiamo ignorando le crudeltà inflitte a questi animali e sottovalutando il potenziale rischio per la salute pubblica. Diversi esperti hanno parlato della possibilità che il virus muti e sviluppi la capacità di trasmettersi tra la popolazione umana”, sostiene Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.
Le passate epidemie di aviaria che hanno colpito gli allevamenti europei, inclusi quelli italiani, dimostrano che circoscrivere un fenomeno di questo tipo negli allevamenti intensivi non è possibile. Sono proprio le condizioni in cui vivono gli animali in queste strutture a far sì che un virus si diffonda rapidamente e, se altamente letale come l’aviaria, uccida la maggior parte di questi animali. Oltre all’affollamento — la capienza media di un allevamento intensivo avicolo in Italia è di oltre 21 mila animali per complesso — il fattore genetico gioca un ruolo significativo: negli allevamenti gli animali sono selezionati per crescere molto velocemente e produrre masse muscolari enormi che di per sé causano problemi fisici; inoltre solitamente appartengono tutti alla stessa razza e sono geneticamente molto simili tra loro, quindi un virus può agire indisturbato senza incontrare varianti genetiche che ne impediscano la diffusione.
Registrati 306 focolai in Italia
A partire da ottobre dello scorso anno in Italia si sono registrati 306 focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (sottotipo H5 e H5N1) nel pollame domestico e diversi altri casi tra gli animali selvatici (dati dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie aggiornati all’11 gennaio 2022).
Negli allevamenti positivi sono state svolte o sono in corso operazioni di abbattimento di tutti gli animali. Finora i casi hanno riguardato soprattutto tacchini, ma anche galline, polli broiler, quaglie, faraone, anatre e selvaggina. La regione maggiormente colpita è di gran lunga il Veneto, dove sono presenti il maggior numero di allevamenti avicoli e di capi, seguita dalla Lombardia. Finora si stima che gli animali uccisi in Italia superino i 15 milioni.