Conferita la cittadinanza onoraria di Schio a Liliana Segre LE SUE PAROLE
Il ricordo della senatrice a vita dell'eccidio di Schio.
Non si è potuto celebrare, come solitamente si fa, con un ritrovo istituzionale e una cerimonia formale. Ma questo periodo di restrizioni non ha tolto la volontà dell'amministrazione comunale di Schio di attribuire la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, superstite dei campi di concentramento e portavoce di una realtà quasi dimenticata.
La lettera di Liliana Segre
Cari cittadini, care cittadine di Schio,
è un onore per me ricevere la cittadinanza onoraria della vostra città, che dunque da oggi sarà anche un po' mia. Ringrazio voi tutti e l'intero Consiglio Comunale per questa onorificenza, che istituisce fra noi un vincolo sentimentale oltre che democratico e civico.
Purtroppo ragioni di età, di salute e di sicurezza mi impediscono di essere presente in città come vorrei, ma ci tengo a condividere con voi i sentimenti democratici e antifascisti che storicamente sono appannaggio della terra veneta.
So che particolarmente nel vostro territorio la memoria collettiva è profondamente segnata oltre che dalla violenza nazifascista scatenatasi nella fase terminale della seconda guerra mondiale, anche dall'efferato episodio del successo "eccidio di Schio", responsabilità di un gruppo di partigiani locali.
Proprio perché da oggi mi avete onorato della cittadinanza di Schio, voglio dire alcune parole su un tema così delicato. E' normale che la memoria sia plurale e divisa. Anche il nostro Risorgimento fu segnato, come nel caso del brigantaggio, da episodi spesso efferati di violenza tra italiani. L'importante è coltivare sempre la verità. Quindi conoscere e ricordare, ma anche non confondere.
L'eccidio di Schio, perpetrato a guerra finita, fu un orribile fatto si sangue che non può trovare giustificazione alcuna. E' giusto ricordare, studiare, accertare responsabilità individuali e collettive.
Ciò detto però non ci può essere confusione o equiparazione.
I partigiani e gli antifascisti erano dalla parte giusta, i nazisti e i collaborazionisti fascisti erano dalla parte del torto.
Spero, per concludere, che la condivisione della cittadinanza possa comunque rendere più saldi i nostri valori e i nostri principi, la nostra democrazia repubblicana e antifascista.
Auguro quindi alla vostra, anzi nostra, comunità un futuro di prosperità e di progresso morale e civile. In un periodo drammatico come l'attuale ne abbiamo tutti bisogno.
Grazie di nuovo a voi tutti,
Liliana Segre
Il commento del sindaco
Il sindaco di Schio ha voluto così commentare le belle parole di vicinanza e ringraziamento della senatrice:
Il messaggio dalla nostra nuova concittadina contiene due importanti motivi di riflessione.
Il primo: l’Eccidio di Schio “perpetrato a guerra finita un orribile fatto di sangue che non può trovare giustificazione alcuna”. Questa affermazione proviene da una fonte di indiscussa autorevolezza sul piano umano ed etico. Mentre ancora oggi c’è chi tenta di dare una “giustificazione” all’accaduto, è certamente importante ribadire l’orrore e la condanna per quella carneficina.
Il secondo motivo di riflessione è invece storico. Deve essere chiaro che le due parti non combattevano per ideali di uguale valore. Su questo punto, in occasione della giornata della memoria di quest’anno, alla presenza di Daniel Chanoch (uno dei pochi sopravvissuti viventi al campo di sterminio di Aushwitz) il sindaco Valter Orsi si era così espresso: “Oggi nel nome di una non meglio precisata pacificazione e di una ridefinizione del concetto di Patria, si assiste all'evolversi di un progetto che, forzando proprio la storia, tende a mettere in equilibrio di valore l'Italia fascista con quella che non lo era e che, anzi, la combatteva; l'Italia della dittatura e delle discriminazioni razziali con quella della libertà, affermando la parità sostanziale dei valori patriottici rappresentati da schieramenti
contrapposti.Si tratta di un'operazione che mira a delegittimare la Repubblica e ciò che essa significa per la nostra democrazia, le cui radici hanno precisi luoghi storici di riferimento. Un conto è il doveroso rispetto per tutti coloro che sono morti sotto qualsiasi bandiera abbiano militato. Un conto è voler sostenere che tutti gli ideali per i quali combattevano
erano equivalenti.”
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