Nasce il primo inno in assoluto della storia dell’Eurocalcio
L’iniziativa si chiama «Eurocanto» e promette di diventare la nuova hit di chi ha questa squadra di calcio nel cuore.
Nasce il primo inno in assoluto della storia dell’Eurocalcio
In casa Eurocalcio si stanno già facendo le prove generali per il lancio di un nuovo brano inedito dei rossoblu. Durante tutto il mese di novembre, gli allenatori dei piccoli campioni in maglia blaugrana dovranno trasformarsi in «direttori d’orchestra» per coordinare anche fuori dal campo gli oltre 200 ragazzini della cantera che daranno vita al primo inno della storia dell’Eurocalcio. Testi scritti dai piccoli calciatori, musica di una band del comprensorio e provini in stile X Factor già pronti a partire. L’iniziativa si chiama «Eurocanto» e promette di diventare la nuova hit di chi ha l’Eurocalcio nel cuore. A partire dal primo weekend di novembre, tutte le squadre del Settore Giovanile cassolese entreranno in campo con un’etichetta sulla maglietta dove scriveranno, in una sola parola, cosa rappresenta l’Eurocalcio per ognuno di loro. Le etichette verranno poi incollate su un murales ed esposte in sede: partendo proprio da quelle parole, verrà creato il testo dell’inno. Un collage di emozioni, aggettivi, sensazioni, sogni e speranze che si fonderanno insieme alla musica composta da una band made in Cassola.
«L’obiettivo è quello di far sentire tutti i ragazzini parte integrante della squadra, della società, dentro e fuori dal rettangolo di gioco – dichiara Luca Bertollo, direttore sportivo dell’Eurocalcio – perché calcio e musica hanno molto in comune: una squadra è come un’orchestra, deve muoversi in modo armonioso. Tutti salgono quando si attacca, tutti arretrano quando si difende. La melodia vincente non nasce mai per caso. Poi musica fa rima con divertimento, e quando si parla di calcio giovanile il divertimento deve essere l’ingrediente principale».
L’Eurocalcio, unica società del comprensorio bassanese ad avere tutte le squadre Elite, si conferma vincente anche dal punto di vista delle iniziative aggreganti: l’anno scorso toccò all’album di figurine, al progetto di affiliazione con il LR Vicenza ed alla volontà di coinvolgere imprenditori e supporters in un percorso di crescita triennale basato sui valori dello sport giovanile. Adesso arriva l’inno che porta in sé la vera essenza dell’essere un membro della famiglia rossoblu.
«È una spremuta di sentimenti – spiega Giannantonio Tessarollo, responsabile del Settore Giovanile blaugrana – perché oltre a cementare il senso d’appartenenza al club, trasmette davvero quello che i ragazzi provano e pensano. Credo che non sia mai successo in nessuna squadra che a scrivere i testi di un inno siano oltre 200 giovani calciatori, che potranno davvero trasmettere agli altri cosa significa vestire la maglia dell’Eurocalcio. Sarà il loro inno, non solo quello del club. Stiamo preparando gli ultimi dettagli, poi a novembre inizieremo con la raccolta delle parole, la composizione del murales e la scelta della base musicale. C’è già chi vorrebbe un inno rock, chi preferisce il rap. Vedremo, faremo dei piccoli provini e poi decideremo insieme. Da gennaio quando le nostre squadre scenderanno in campo, saranno accompagnate dalla loro musica, dalle loro parole, dal loro spirito d’appartenenza per provare ad andare sempre oltre. Al di là del risultato, al di la delle classifiche, quello che vogliamo è che crescano, che si divertano e poi, se dovessero arrivare anche le vittorie, ben venga».
Per ora, quindi, si conosce solo il titolo dell’inno: Eurocanto. Resta da scoprire tutto il resto, giocando e divertendosi insieme.
«Sono presidente da quasi vent’anni – racconta Stelio Carletto, storico patron dell’Eurocalcio – e devo ammettere che le gioie più grandi, oltre agli otto campionati vinti, sono proprio i sorrisi e le facce felici dei nostri piccoli calciatori. Crescere in un ambiente sano, rende tutto più facile sia per quanto riguarda lo spot che la vita di tutti i giorni. Non tutti potranno diventare grandi campioni, ma tutti possono diventare grandi uomini. In un caso o nell’altro, noi dirigenti ci sentiamo vincitori insieme alle tante famiglie che ci affidano i loro figli».