Contante o carta di credito? Iva che cambia come l’umore dei ristoratori e commercianti
Da una parte lo Stato che esige sempre di più, dall’altra chi si vede aumentare con frequenza i costi a causa di incombenze maggiori.
Contante o carta di credito? Iva che cambia come l’umore dei ristoratori e commercianti
Ristoratori e commercianti sul piede di guerra. Per loro non c’è tregua col fisco. Da una parte lo Stato che esige sempre di più, dall’altra chi si vede aumentare con frequenza i costi a causa di incombenze maggiori. E pensare che, quando era entrata in campo la legge sull’obbligatorietà di adattarsi ai pagamenti Pos la promessa era stata quella che sarebbero state tagliate le commissioni bancarie. Ora ci risiamo. Dopo la nota di aggiornamento al Def sarà la volta della legge di Bilancio che, nel suo ventre, contiene un paio di provvedimenti poco digeribili da ristoratori e commercianti. Per i primi potrebbe profilarsi il fatto che all’atto del pagamento della consumazione possa applicarsi l’aliquota Iva del 9% o del 12% (oggi è al 10%) a seconda che il cliente paghi con la carta di credito o per cassa. Poi, nel primo caso, il ristoratore si vedrebbe restituire il 3% nell’estratto conto del mese o di quello successivo. Il meccanismo andrebbe a premiare, sotto forma di una applicazione di un’Iva inferiore (oggi di un 1% ma che successivamente potrebbe essere del 3% se, come è allo studio, l’Iva del 10% venisse aumentata al 12%) il cliente di turno. Penalizzando però il ristoratore che andrebbe pagare alla banca una commissione ritenuta elevata. In tutta questa querelle entrano anche in campo altri fattori. Nell’inchiesta abbiamo ascoltato anche chi vive lontano dalla città, in montagna, dove le linee telefoniche non esistono ed internet rimane un sogno. Come sarebbe possibile pagare con un mezzo tracciabile? Il gestore della trattoria Cibara, sul Grappa, sottolinea come «quassù siamo indietro di cinquant’anni e chi ci governa non sa nemmeno quali sono le problematiche legate alla montagna, Un territorio frequentato da gente non più giovane e che nelle tasche, a prescindere da internet o meno, non viaggia con la carta di credito». Sulla stessa lunghezza d’onda sono i commercianti. Il dossier sulle carte di credito riguarda anche loro e tocca un aspetto comune, quello che
«le carte di credito significano nuove commissioni e che ulteriori commissioni significano solo costi aggiuntivi e che non si farà altro che pagare magari una percentuale in meno di Iva ma a beneficio delle banche che si vedranno aumentare le commissioni. Ma tutto a danno di ristoratori e dei commercianti, ancora una volta penalizzati dai costi di queste commissioni».
Sergio Dussin, presidente dei ristoratori
La legge di Bilancio, ora in gestazione, non trova del tutto d’accordo il presidente dei ristoratori bassanesi Sergio Dussin.
La legge di Bilancio potrebbe garantire solo a chi paga con le carte di credito delle agevolazioni fiscali. Quindi, quando si va al ristorante, se uno paga con la carta dovrebbe pagare un’Iva al 9% mentre chi paga in contanti sarebbe penalizzato da una aliquota del 12%.
«Percorrendo questa strada vorrebbe dire andare a creare dei grossi problemi. Pagare con la carta di credito significa che se da una parte lo Stato ci farebbe risparmiare, dall’altra significherebbe pagare le tasse alla banca, visto le commissioni che girano. L’euro ha invaso l’Europa ed unito gli Stati ma non credo che sia questa la strada per combattere l’evasione. Dobbiamo considerare che già oggi almeno l’80% dei clienti paga con la carta: perché eliminare il restante 20% andando a creare, nel contesto, grosse difficoltà a chi è abituato a pagare in contanti?».
Per i ristoratori potrebbero esserci difficoltà anche nei confronti dei fornitori.
«Sicuramente. Oggi lavoriamo molto coi prodotti dei contadini del territorio, quelli che che ci portano gli asparagi, i broccoli de Bassan, i “bisi” di Borso. Come si fa a dire loro che paghiamo con una carta di credito? Mi sembrano soluzioni atte solo ad impoverire le nostre zone, mettendo a rischio posti di lavoro ed andando ad arricchire gli istituti di credito. Senza contare che si andrebbe ad incentivare un certo tipo di criminalità, quella che legge i codici dei telefonini e che è sempre in agguato. Ma vorrei anche capire cosa fosse successo se alla recente sagra di un paese del bassanese, dove sono arrivate ben 1800 persone e dove si offriva una costata a 25 euro, tutti avessero pagato con la carta di credito. Ed in chiesa, al sacerdote, bisognerà fare l’elemosina con la carta di credito?».
Che messaggio inviano i ristoratori al governo?
«Che pensino all’essere umano ponendo attenzione alle aziende oggi in difficoltà ed alle persone che hanno bisogno. Andiamo a parlare di carte di credito, della nuova Iva, degli evasori ma non pensiano come sarebbe invece meglio ridurre i parlamentari e quelle pensioni di 60mila euro mensili che ancora oggi circolano. Mentre le aziende chiudono non pensiamo a come ridurre gli sprechi. Oggi la mia azienda ha come obiettivo quello di arrivare a pagare 40 stipendi perché i posti di lavoro li dobbiamo garantire poichè alle spalle vi sono anche delle famiglie. Io lavoro dalle 4 del mattino alle 2 di notte e non mi lamento di certo».
Ermanno Casale, gestore del «Garibaldi»
Tra carte di credito ed aliquote Iva sono tempi non proprio facili per i ristoratori bassanesi. Lo sottolinea Ermanno Casale che, all’interno delle mura del centro storico, gestisce la storica trattoria Garibaldi.
Al ristorante, pagando con la carta, l’aliquota Iva potrebbe scendere al 9% dal 10% attuale, mentre potrebbe salire al 12% per chi invece paga in contanti. Un problema eventuale che non si prospetta certamente di facile soluzione per chi dovrà gestire questi passaggi.
«Siamo alla solita follia all’italiana con i cervelloni romani che sfornano leggi senza senso».
Cosa potrebbe significare tutto questo per un ristoratore se diventasse legge?
«Creare a noi esercenti delle difficoltà ancora maggiori».
Chi ne trarrebbe vantaggio da questa situazione?
«Sicuramente gli istituti di credito che, in questo modo, potrebbero vedersi aumentare le entrate per le conseguenti commissioni, applicabili sia al cliente che al fornitore».
Quale potrebbe essere l’eventuale passaggio?
«Quello che se fanno pagare al cliente un’iva minore bisogna poi che lo Stato dia la possibilità a noi ristoratori di non rimetterci. Diminuendo, se non azzerando, le commissioni sulle carte di credito che oggi possono arrivare a pesare sino ad un 4%».
Non solo nuove aliquote Iva o carte di credito pesano però sul conto dei pubblici esercizi del centro.
«Sicuramente ci sono altri fattori che dovrebbero essere presi in considerazione, come il fatto, ad esempio, che all’interno del famoso Km quadro del centro storico troviamo la bellezza di circa 150 locali aperti. Sono troppi ed occorre mettere mano ad un piano che, alla fine, ci danneggia tutti».
Quale messaggio al fisco?
«Quello che abbiamo una tassazione molto alta ed ormai insostenibile. Bisogna tenere conto che qui vi sono anche dei periodi in cui il lavoro cala notevolmente. Mi riferisco, soprattutto, al mese di novembre ed a quel periodo che va da subito dopo l’Epifania sino a fine febbraio».
Carte di credito e contanti, con quali percentuali si viaggia?
«Nei fine settimana siamo attorno al 50% ciascuna ma teniamo conto comunque che a Bassano si lavora principalmente col turismo e che i turisti, quasi sempre, viaggiano e pagano con le carte di credito».
Alberto Borriero, presidente dei commercianti
Per il presidente bassanese dei commercianti Alberto Borriero una manovra, quella della legge sul bilancio, con molti punti interrogativi.
Carte di credito, aliquote differenziate, contanti. Cosa non torna?
«Che le persone non possono essere penalizzate o avvantaggiate a seconda di come ognuno paga. La valuta è unica mentre se facciamo un distinguo tra moneta elettronica e contante parliamo solo di due valori differenti. Non sono d’accordo nel cercare di eliminare l’uso del contante. Se si punta ad abbattere l’evasione vi sono altre forme per raggiungere questo obiettivo».
Si era partiti, tre anni fa con l’obbligatorietà dei Pos negli esercizi commerciali. E’ cambiato qualcosa?
«Direi di no. Ci avevano promesso, in cambio, una riduzione sulle commissioni ma queste invece risultano talvolta essere addirittura aumentate mentre i costi di gestione dei macchinari, per questo tipo servizio continuano a rimanere a carico del gestore. Bisogna considerare come, per gli istituti di credito, le transazioni elettroniche significano anche un abbattimento dei costi di gestione rispetto all’uso del contante. Ma allora perchè con la riduzione di questi costi noi non ricaviamo nessun beneficio? Ogni anno aumentano le transazioni ma i vantaggi rimangono sempre alle banche mentre gli esercenti continuano solo a sobbarcarsi gli svantaggi».
Scontrini fiscali abbinati ad una lotteria. Quale opinione?
«Andrebbero ad appesantire le incombenze davanti al registratore di cassa. Mettiamo che una famiglia di quattro persone vada al bar. Alla fine potrebbe chiedere quattro scontrini per avere quattro biglietti della lotteria, mentre alle spalle la fila s’ingrossa. Con quali oneri?».
Carta di credito. Quale uso in percentuale dei clienti in campo bassanese?
«Direi che mentre sino a qualche anno fa eravamo dell’ordine di un 5/6% oggi il sistema elettronico delle transazioni, che comprende bancomat e carte di credito, viene usato nei negozi nella percentuale di un 15%, che risulta essere molto più alta nei grandi esercizi commerciali».
La ricetta?
«Prima di tutto tagliare subito i costi delle commissioni, oggi ancora troppo alti, anche se l’evasione non si combatte solamente con l’aumento dell’uso delle carte di credito».
Michele De Felice, gestore di «Cibara»
Michele De Felice è il portavoce dei ristoratori di un Grappa dimenticato e gestore della trattoria Cibara. Molti anni da aiuto prima ed ora, da undici anni quale titolare, gestisce uno dei locali storici del massiccio, tappa obbligata per chi percorre la statale 141 Cadorna che dalla città del Grappa porta sin lassù, nella vetta.
Era partito con gli scontrini e ricevute fiscali ed ora dovrebbe rimettersi a studiare aliquote Iva, carte di credito e altre che sembrano delle ingarbugliate applicazioni.
Il Grappa si arrende?
«No di certo ma bisogna comunque tenere conto che destreggiarsi tra aliquote del 9% e del 12% significa mettere mano ad una nuova e costosa procedura, anche per quel che riguarda l’adeguamento dei registratori di cassa. Da parte mia spendo già 300 euro all’anno con una compagnia privata che ha un ripetitore a San Giovanni, al fine di avere un collegamento telefonico che mi permetta di avere a disposizione il bancomat. Non siamo serviti dal telefono pubblico e questo complica tremendamente le cose. Come potrei operare con le carte di credito in queste condizioni?»
In quanti chiedono oggi di pagare col bancomat?
«Direi che siamo attorno ad una percentuale del 3%. Qui è tutto diverso dalla pianura. Il massiccio del Grappa è frequentato (a parte forse cima Grappa) da persone di una certa età, e che difficilmente hanno in tasca carte di credito preferendo pagare in contanti. E’ una questione di abitudini cui bisogna tenerne conto».
Sarebbe d’accordo nell’incentivare le carte di credito?
«Prima di tutto bisognerebbe fare un ragionamento che porti al taglio delle commissioni. Servono solo ad aiutare le banche. Anche quelle in difficoltà e che magari, vedi qualcuna, hanno fatto anche qualcosa di sbagliato. Perchè aiutarle? Oggi si può pagare un caffè anche con il bancomat ma alla fine si rischia di pagare di più una commissione che la tazzina del caffè. E poi mi chiedo cosa serve a pagare con la carta, magari per avere solo un tracciato, quando dal prossimo gennaio dovremo avere il sistema del rilascio degli scontrini collegato all’ Agenzia delle Entrate?».
L’alternativa?
«Se andiamo avanti di questo passo, bisognerà avere un commercialista per ogni locale».