«Iva retroattiva? Il 90 per cento delle 101 autoscuole vicentine rischia di chiudere bottega»
Lo spettro della legge grava come la spada di Damocle sulla testa dei titolari delle attività. Il grido d’allarme dell’onorevole Silvia Covolo.
«Iva retroattiva? Il 90 per cento delle 101 autoscuole vicentine rischia di chiudere bottega»
«Con l'Iva retroattiva dal 2014 sulle lezioni di scuola guida, il 90 per cento delle 101 autoscuole vicentine rischia di chiudere bottega. Mi sono dunque resa promotrice di una risoluzione alla Camera per impegnare il Governo a scongiurare questo pericolo, innescato da una sentenza della Corte di Giustizia Europea, escludere sanzioni e ad introdurre, piuttosto, più agevolazioni per questo comparto».
Così la deputata vicentina della Lega, Silvia Covolo, componente della Commissione Finanze di Montecitorio.
«Stiamo in ogni caso conducendo questa battaglia sia alla Camera sia al Senato, dove un nostro ordine del giorno approvato all'unanimità ha impegnato ora l'esecutivo ad affrontare la questione in tempi rapidi e certi e a sventare così un atto folle voluto dall'Europa, che porterebbe alla chiusura della stragrande maggioranza delle scuole-guida a causa del pagamento dell’Iva al 22% su tutte le lezioni degli ultimi cinque anni. Vogliamo assolutamente scongiurare una tassazione così vessatoria, che distruggerebbe l'intera categoria e compromettendo molti posti di lavoro. Resto in costante contatto con il Presidente del consorzio delle autoscuole vicentine, Christian Filippi, già promotore di due incontri con le autoscuole vicentine, a cui ho partecipato. Aspettiamo al varco il Governo per verificare se e come manterrà gli impegni assunti in Parlamento».
Se da un lato la deputata lancia l’allarme e si rimbocca le maniche, dall’altro i titolari delle scuole guida scledensi premono un po’ sul «freno prudenziale».
«Purtroppo in Italia c’è da aspettarsi un po’ di tutto - chiarisce Massimo Rampon - per cui non mi stupirei che si arrivasse a una soluzione di questo tipo. Chiaramente spero che non si arrivi all’applicazione di questa norma perché temo che i costi possano rilevarsi molto alti e per le realtà più piccole sarebbe un onere davvero gigantesco. Prima però di gridare all’allarmismo staremo a vedere se la norma diventerà effettiva e quali saranno i parametri economici nei quali occorrerà muoversi».
A rendere invece impraticabile la via della retroattività c’è Andrea Dalla Cà che storce il naso.
«Si tratterebbe di una forma di applicazione di una legge inesistente. Suona come un andare a sistemare delle situazioni di irregolarità antecedenti al 2 settembre; ma in realtà non è così. Noi siamo sempre stati in regola con tutto per cui mi sembra assurdo che si possa applicare una normativa con retroattività con queste caratteristiche».
Poi la riflessione si sposta su un altro binario più pragmatico.
«In questi ultimi anni abbiamo avuto una crescita esponenziale di stranieri che sono entrati nella nostra scuola guida. Molti oramai hanno lasciato il nostro paese per cui mi chiedo come potremmo fare per rintracciarli per potersi rivalere su di loro. Ribadisco - scandisce Dalla Cà - mi sembra strano poter percorrere questa strada legislativa anche perché abbiamo avuto la garanzia da parte delle associazioni di categoria che è impossibile parlare di retroattività in questo contesto. Per cui direi che la preoccupazione sia davvero minima».
Approvazione unanime che ha impegnato l'esecutivo
La spada di Damocle dell’Iva retroattiva pende sulla testa di tutti i titolari delle scuola guida. Ecco allora che le Commissioni Finanze (VI) e Trasporti (IX) si sono messe al lavoro e l’ex sindaco di Breganze, attuale deputata della Lega, Silvia Covolo, ha affilato le armi e ha presentato - insieme ad altri colleghi - un ordine del giorno approvato all'unanimità che ha impegnato l'esecutivo ad affrontare la questione in tempi rapidi e certi e a sventare così un atto folle voluto dall'Europa,
«Premesso che la Corte di giustizia UE ha recentemente stabilito (causa C-449/17, A & G Fahrschul-Akademie GmbH / Finanzamt Wolfenbüttel) che nella nozione di «insegnamento scolastico o universitario», ai sensi dell’articolo 132, paragrafo 1, lettere i) e j), della direttiva 2006/112, non rientra l’insegnamento della guida automobilistica impartito da una scuola guida per l’ottenimento delle patenti di guida per i veicoli delle categorie B e C1, per la quale dunque non può ritenersi applicabile l’esenzione dal pagamento dell’IVA prevista dalla citata direttiva; interpellata da un contribuente, l’Agenzia delle entrate – con la risoluzione n. 79/2009 – ha recepito le statuizioni della Corte di Lussemburgo, riconoscendovi un’efficacia ex tunc in forza della quale le scuole guida sono tenute ad emettere una nota di variazione riguardo alle operazioni effettuate in annualità ancora accertabili ai fini IVA; fino ad ora le lezioni per l’ottenimento delle patenti di guida sono state esentate dal pagamento dell’IVA in base ai chiarimenti forniti con le risoluzioni n. 83/E-III-7-65258 del 1998 e n. 134/E del 26/09/2005, ora ritenuti superati dalla medesima Agenzia; l’interpretazione resa dall’Agenzia delle entrate impone alle scuole guida il versamento dell’IVA precedentemente non dovuta per tutte le prestazioni rese a decorrere dal 1° gennaio 2014, ed implica l’introduzione dell’aliquota IVA del 22% sulle lezioni per il conseguimento delle patenti di guida, con conseguente ed immediato rincaro di quasi un quarto della spesa a danno degli utenti; alla base del parere dell’Agenzia delle Entrate sulla necessità delle scuole guida di regolarizzare la posizione per i periodi d’imposta ancora accertabili (quindi dal 2014 al 2018) c’è la considerazione che le pronunce dei giudici UE, che definiscono la portata della norma unionale come avrebbe dovuto essere interpretata all’entrata in vigore, hanno efficacia ex tunc e, di conseguenza, il principio espresso nelle sentenze si applica anche ai rapporti sorti prima di esse, ancorché non esauriti; invero rientra tra i poteri dell’organo giudicante europeo, se si considerano gli stravolgimenti che una sentenza può provocare per il passato nei rapporti giuridici stabiliti in buona fede, decidere, in via eccezionale, che gli effetti di una sentenza interpretativa valgono ex nunc; ma così non è stato e l’Europa non si è posta il problema italiano, dal 2014, infatti, sono ben 3,8 milioni le patenti rilasciate e l’importo totale dell’Iva è di diverse centinaia di milioni di euro, quindi una somma che porterebbe all’estinzione di un’intera categoria di imprese con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, l’assoluta anarchia nella preparazione alla guida dei veicoli e il crescente rischio di avere su strada automobilisti e motociclisti impreparati; non pochi timori, difatti, sono stati espressi da parte degli operatori del settore, sia per il difficile recupero dell’aliquota negli ultimi cinque anni fiscali che per la sicurezza stradale, con il calo drastico delle ore di guida a seguito dell’aumento delle tariffe; impegna il Governo: ad adottare urgentemente ogni utile iniziativa normativa, pur nel rispetto del dettato CGCE, in merito all’iva da versare per i rapporti sorti nei periodi di imposta ancora accertabili, attesa la retroattività della disciplina e l’impossibilità di rivalsa nei confronti dei committenti; a risolvere la problematica afferente alle imposte dirette, tenuto conto che alla detrazione sugli acquisti pregressi in beni e servizi riferiti all’attività imponibile seguirebbe la rettifica in aumento della deduzione del costo iva, prima indetraibile; ad escludere l’applicazione di qualunque sanzione in capo agli operatori del settore; a valutare l’introduzione di nuove agevolazioni per le scuole guida, purché conforme ai rilievi sollevati della Corte di giustizia dell’Unione europea, considerata l’importanza che la formazione per la patente riveste nella nostra società».