Sulle tracce della storia

Nei luoghi delle Guerre d’Indipendenza

Tra ricordi di scuola e stratagemmi per far imparare la storia ai nostri figli, eccovi la proposta di “ripassare” o scoprire le vicende del nostro Paese visitando i luoghi dove si sono svolti gli eventi.

Nei luoghi delle Guerre d’Indipendenza
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Quanti hanno sudato (e quanti suderanno) sui libri di storia per approfondire le Guerre di Indipendenza del nostro Paese? Praticamente tutti gli italiani! Ripensandoci, quanti nomi riecheggiano: Goito, Custoza, San Martino, Solferino, Peschiera… Ci sembra, quindi, un’interessante proposta quella di andare alla scoperta turistica di almeno alcune di quelle località che abbiamo conosciuto perché lì accamparono gli eserciti o si combatterono dure battaglie. Un mix tra una visita didattica e una gita scolastica? Mah, anche una gita in famiglia imparando o “ripassando” un po’ di storia.

La Prima Guerra d’Indipendenza tra Milano, Verona e Novara

Tutto prese il via dalle “Cinque giornate di Milano”, cioè l’insurrezione armata avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848 che portò alla temporanea liberazione della città dal dominio austriaco e spinse il re di Sardegna Carlo Alberto a dichiarare guerra all’Impero austriaco dando inizio alla Prima Guerra d’Indipendenza italiana. Per i più curiosi, di quei moti restano alcuni segni anche nella Milano di oggi: una palla di cannone con una targa che indica la data “20 marzo 1848” sulla facciata di palazzo Acerbi, in corso di Porta Romana, e una sbrecciatura con l’indicazione “Marzo 1848” su un portale di Casa De Maestri in Corso di Porta Venezia 13, poco prima dell’imbocco di via della Spiga.

Gli austriaci, comunque, dovettero lasciare Milano e ripiegare nelle fortezze del cosiddetto Quadrilatero: Verona, Peschiera, Mantova, Legnago. Carlo Alberto con il suo esercito riuscì a conseguire un certo numero di vittorie nel Mantovano e a sud del Lago di Garda, in particolare a Goito, Monzambano e Valeggio, giungendo a pochi chilometri dalle imponenti mura di Verona a Santa Lucia, oggi un quartiere cittadino.

Goito, Monumento al Bersagliere

A proposito di Goito (MN), sulle sponde del Mincio, da allora venne chiamata “piccola città del Risorgimento”: nella primavera del 1848 si tennero due importanti battaglie in cui l’esercito piemontese sconfisse gli austriaci usciti in forze da Verona per soccorrere Mantova assediata. Li ricordano due sculture: il monumento bronzeo, posto fra il Ponte della Gloria e il prato di villa Giraffa, opera allo scultore torinese Giorgio Ceragioli, eretto il 20 settembre 1926 su iniziativa della Sezione bersaglieri di Mantova, ricorda un’eroica azione dei bersaglieri guidati dal colonnello La Marmora che nell’occasione rimase ferito; e il vicino monumento bronzeo al granatiere di Sardegna, opera dello scultore Giovanni Solci, eretto nel 1998, che ricorda invece il combattimento del 30 maggio 1848, nel quale rimase ferito il futuro re Vittorio Emanuele II. Si approfitti anche per dare un’occhiata ai ruderi del castello di Goito, un’antica roccaforte risalente al XII secolo situata in centro, e al castello di Cerlongo, anche noto come villa Magnaguti, situato nell’omonima frazione, che conserva inalterato l’originario impianto, oltre ad alcuni edifici medievali e le opere difensive, tra cui le tre torri e le mura perimetrali.

Peschiera del Garda, Fortezza veneziana con ponte di Porta Brescia

È proprio della primavera 1848 anche la resa della fortezza di Peschiera. Qui la visita è d’obbligo perché si tratta di un’imponente opera difensiva, un intero complesso militare che per secoli ha protetto il centro abitato di Peschiera del Garda e che dal 2017 è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco. La fortezza di Peschiera è composta da numerosi edifici a funzione militare, racchiusi da possenti cinte murarie in laterizio e difese da cinque baluardi, tutti realizzati tra il 1551 ed il 1553: si può visitare a piedi oppure accomodandosi su uno dei battelli che segue il corso del Mincio che circonda i vari edifici della Fortezza. Tra gli edifici visitabili ci sono la Rocca Scaligera, l’Ospedale militare d’Armata, la Polveriera Austriaca, l’Ex Caserma di Cavalleria, oggi sede del Municipio, e il Palazzo del Provveditore Veneto.

Novara, Piramide-ossario della Bicocca

Nonostante queste vittorie, le vicende della Prima Guerra di Indipendenza volsero a favore degli austriaci e il conflitto si concluse con diverse battaglie perse, l’ultima delle quali si svolse alle porte di Novara ed è conosciuta anche come “battaglia della Bicocca” dal nome dell’omonimo sobborgo sud-est di Novara, dove si combatterono gli scontri più importanti e che vide la vittoria dell’esercito imperiale austriaco guidato dal maresciallo Josef Radetzky contro l’Armata Sarda comandata dal generale polacco Wojciech Chrzanowski. La Piramide-ossario della Bicocca commemora la battaglia e conserva al suo interno, senza distinzioni, i resti dei caduti sia dell’esercito piemontese sia asburgico. Ricordiamo, inoltre, che a Novara è stato istituito un Museo Risorgimentale che conserva oggetti e cimeli dell’epoca e che ogni anno, prima della pandemia, nella città piemontese si svolgeva una manifestazione che rievocava la storica battaglia risorgimentale. Già che siete a Novara, non perdete la possibilità di visitare la basilica di San Gaudenzio con la sua imponente cupola neoclassica a pinnacolo (alta 121 metri) progettata da Alessandro Antonelli, da molti considerata la più alta al mondo in mattoni, e all’interno della chiesa il bellissimo Polittico di Gaudenzio Ferrari.

La Seconda Guerra di Indipendenza, le cruente battaglie di Solferino e San Martino

È soprattutto la Seconda Guerra di Indipendenza che spinge alla visita di città e monumenti strettamente legati al conflitto. Lo scontro più duro prese il via all’alba del 24 giugno 1859 e si protrasse per tutto il giorno in una serie di battaglie contro l’esercito austriaco combattute dall’esercito francese attorno all’altura di Solferino (MN) e da quello piemontese attorno a San Martino (BS), che lasciarono sul campo più di 20.000 morti. Queste due località meritano una visita.

La Rocca di Solferino

A Solferino, si veda la rocca conosciuta anche come “Spia d’Italia”, il Museo del Risorgimento che conserva documenti e cimeli e la chiesa di San Pietro all’interno della quale è stato realizzato un Ossario che offre un tragico spettacolo dei reali effetti della guerra. Ma è soprattutto d’obbligo uno sguardo al memoriale della Croce Rossa Internazionale realizzato cent’anni dopo quell’eccidio di tante vite umane che ispirò Henri Dunant nella costituzione di un organismo che si occupasse dei feriti indipendentemente dal colore della loro divisa: si arriva attraverso un lungo viale di cipressi, detto di San Luigi Gonzaga, e sul lato del monumento sono collocati dei marmi provenienti da tutto il mondo, sui quali sono incisi i nomi dei Paesi che aderiscono alla Croce Rossa e che hanno contribuito alla realizzazione del memoriale.

Nella vicina San Martino della Battaglia, frazione di Desenzano del Garda (BS), si può visitare la torre monumentale che celebra solennemente l’intera epoca risorgimentale e che venne inaugurata il 15 ottobre 1893 alla presenza di re Umberto I e della regina Margherita. Alta oltre 64 metri, sale dal piano terreno, dove sono diverse opere che celebrano la storia del re Vittorio Emanuele II, per una rampa inclinata a spirale appoggiata alle pareti che si sviluppa su una lunghezza di 410 metri; la rampa, intervallata da sette ripiani dove viene proposta una serie di grandi dipinti rappresentanti i fatti salienti dell’indipendenza dal 1848 al 1870, porta sulla cima della torre dalla quale si gode un notevole panorama del basso Lago di Garda e delle colline moreniche circostanti.

La Terza Guerra di Indipendenza, tra Custoza e Verona

L’ultima delle Guerre di Indipendenza, pur portando poi all’Unità d’Italia, è costellata più da sconfitte che da vittorie.

L’ossario di Custoza

Tra le prime bisogna ricordare la battaglia di Custoza (VR), località già legata a una sconfitta subita il 25 luglio 1848 durante la Prima Guerra d’Indipendenza. Poco meno di vent’anni dopo, il 24 giugno 1866 la storia si ripete con una nuova vittoria degli Austriaci. Nella località veronese si può visitare il Colle Belvedere dove, proprio accanto al paese, si trova l’Ossario, realizzato nel 1879 e inaugurato da Amedeo di Savoia duca d’Aosta, per raccogliere le spoglie delle migliaia di soldati caduti che continuarono ad essere ritrovati nelle campagne circostanti per molto tempo dopo la battaglia: nella parte superiore del memoriale un piccolo museo raccoglie cimeli ed equipaggiamenti delle truppe impegnate nelle battaglie. Una curiosità che molti, probabilmente, ricordano: uno storico personaggio legato alla località e a quegli eventi è il Tamburino sardo celebrato dal De Amicis nel libro Cuore, il quale corse giù dalle colline di Custoza per chiamare i rinforzi.

Verona, Castel San Pietro

La Terza Guerra di Indipendenza si conclude, di fatto, il 16 ottobre 1866 quando le truppe italiane entrano a Verona. E qui, oltre a visitare i monumenti classici della città scaligera, dall’Arena alla Casa di Giulietta, immersi nelle guerre indipendentiste si potrebbe dare uno sguardo al formidabile sistema difensivo con mura bastionate e forti realizzato a partire dal 1833 dagli ingegneri austriaci guidati dal tenente colonnello Franz von Scholl: in particolare le fortificazioni del settore meridionale, l’ospedale, l’arsenale, la Santa Marta, il panificio dove si produceva pane e gallette per le truppe del quadrilatero e il castello sul colle San Pietro, raggiungibile anche con una funicolare, da cui si gode una splendida vista sulla città.

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