Maglia nera in Italia

Il Veneto come la Francia: record di positivi in un giorno e numeri da zona gialla

Da un lato il boom di contagi, dall'altro i sanitari no vax sospesi che rischiano di far paralizzare l'erogazione di servizi sanitari.

Il Veneto come la Francia: record di positivi in un giorno e numeri da zona gialla
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Una vera e propria impennata di contagi quella che si è registrata nelle scorse ore in Veneto, con un più 819 che preoccupa, non poco, autorità sanitarie e civili. Soprattutto per la tenuta dei servizi sanitari, nel caso in cui questi positivi, dovessero poi tradursi in ricoveri. Ma questo, per fortuna, non sta accadendo. Anche perché proprio il Veneto deve fronteggiare un'altra "emergenza", quella dei sanitari no vax: sono partite le prime sospensioni per medici e infermieri, ma in qualche caso, come nel bellunese, lasciando a casa gli operatori che non si sono sottoposti al vaccino, si rischia la paralisi del sistema sanitario.

Veneto come la Francia: record di positivi in un giorno e numeri da zona gialla

819 positivi in 24 ore. Due giorni fa erano 600, il giorno precedente 457. Ieri quasi 900 per un totale che arriva a 430mila e 664 dall'inizio della pandemia. Numeri che preoccupano quelli forniti dalla Regione Veneto nel consueto bollettino, che fanno guadagnare all'area il "record" (per nulla ambito) di contagi in Italia tra le regioni dello Stivale. Dati, però, che fortunatamente non sono abbinati a una crescita esponenziale di ricoveri, e nemmeno di morti.

Questo ultimo valore, infatti, ieri era pari a zero, ricordando, comunque, che da quel drammatico 21 febbraio 2020, i decessi per Covid in totale in Veneto sono 11mila e 629. Crescono gli attualmente positivi, dopo una lunga e costante diminuzione, di un valore pari a 60 unità, per un totale di 8642. Negli ospedali ci sono 247 pazienti nelle aree non critiche (più 16 in 24 ore), mentre scende a 18 (- 2) il numero dei pazienti in terapia intensiva.

Il Veneto come la Francia: record di positivi in un giorno e numeri da zona gialla
La mappa sulla situazione epidemiologica aggiornata dall'Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control)

Il caso dei sanitari no vax sospesi, servizi sanitari a rischio

Era stato direttamente il Governatore del Veneto Luca Zaia, discutendo sul tema dei sanitari che non si sono voluti vaccinare, a spiegare nel dettaglio la situazione paradossale in cui si trova la regione che amministra. Per il Presidente Zaia, infatti, medici e infermieri no vax dovrebbero "cambiare mestiere - aveva dichiarato nel corso di una diretta con Rete Veneta - Se sei contro i vaccini - riporta il Corriere - non devi andare a fare il medico".

Non è possibile che un medico si dichiari no vax, altrimenti all'Università quando studiava i vaccini doveva andarsene dicendo che erano tutte menzogne". Ma allo stesso tempo, per Zaia, quello delle sospensioni sarebbe un provvedimento non completamente applicabile, perché una delle principali difficoltà, ha ammesso, nell'allontanare medici, riguarda il numero ridotto di professionisti. Sospendendone alcuni, infatti, gli stessi servizi sanitari erogati sarebbero a rischio.

Vicenza, inviate lettere di sospensione a 34 operatori

Due giorni fa, mercoledì 21 luglio 2021, sono state avviate a Vicenza e in provincia le prime sospensioni degli operatori sanitari non vaccinati contro il Coronavirus. L'azienda sanitaria Ulss 8 Berica, infatti, ha precisato che "sono diventate operative da oggi - si legge in una nota riportata da Ansa - le prime sospensioni di operatori sanitari che non hanno fornito adeguate giustificazioni alla mancata vaccinazione anti-Covid".

Si parla, in questo caso, di ben 34 operatori, appartenenti a diverse categorie professionali e servizi dell'azienda. "Il provvedimento - assicura l'Ulss 8 Berica - non avrà conseguenze dirette sui servizi erogati ai cittadini". Ma il provvedimento ha reso, comunque, necessaria una riorganizzazione con la distribuzione interna di altri elementi del personale. Per gli operatori sospesi che però presenteranno il certificato vaccinale entro pochi giorni sarà avviata la procedura di revoca del provvedimento di sospensione.

Padova e Belluno, Urologia a rischio paralisi e carenza di anestesisti

Ci sono poi due casi studio che più di altri gettano ombre sugli operatori sanitari no vax e sulle misure da intraprendere nei confronti di chi, a stretto contatto con i pazienti, ha deciso di rifiutare il vaccino. La loro sospensione, infatti, provocherà, come detto, inevitabili conseguenze nell'apparato di servizi erogati dal Servizio sanitario nazionale. Si tratta, nello specifico di Padova e Belluno.

Nel primo caso, a Padova, c'è carenza di anestesisti. E dovendo procedere, come impone la legge, alla sospensione dei no vax, il comparto rischia davvero di andare in crisi. Con evidenti ricadute sui pazienti. L'appello per la ricerca di figure professionali di questo tipo era partito già nei giorni scorsi. Quelli a disposizione erano stati assunti, ma nel frattempo una 40ina di specializzandi avevano dovuto lasciare il posto in seguito all'entrata in vigore della Legge Calabria. Ora, con la "tegola" delle sospensioni, c'è la paura che i già risicati numeri di professionisti in attività possano ridursi ulteriormente.

A Belluno, invece, le criticità riguardano il reparto di Urologia. L'attività chirurgica programmata, come comunicato dalla Ulss Dolomiti, che richiede degenza, è stata temporaneamente sospesa a causa della carenza di personale e un'assenza per malattia che riguarda proprio i professionisti di quel settore medico. I casi più urgenti, dunque, saranno trasferiti a Feltre.

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